La forza delle emozioni “negative”

Pixar garden ritagliata

La vita ci mette di fronte ogni giorno diverse situazioni da affrontare e ci ha regalato un kit di sopravvivenza per gestirle. Purtroppo il libretto di istruzioni per utilizzare al meglio questo kit non è sempre a portata di mano. O perlomeno non è sempre semplice da consultare. Ha la stessa struttura del manuale di un iphone. L’avete mai visto? (non esiste :)) Siamo nati perfetti. I bambini, sanno piangere, ridere, arrabbiarsi, disgustarsi in modo perfetto. Noi adulti? Io personalmente ho cercato di lasciare tracce del mio bambino e ogni tanto mi ritrovo a piangere davanti a un film o davanti a un frammento di vita che mi colpisce. Una settimana fa, ad esempio, ero in un bar e mi stavo gustando una splendida centrifuga, quando la mia attenzione è stata colta da uno di questi frammenti di vita ad alto contenuto emozionale. Un ragazzo down entra in modo concitato all’interno del  bar. Lo ha accolto un coro di voci “Ciao Giorgio!” (nome inventato) “Bentornato! Come è andata oggi?”. Giorgio, però, era molto preoccupato perché aveva perso il cellulare sul pulmino. Sarà che ho perso diversi cellulari nella mia vita (tra i miei amici ho diversi testimoni a cui potete chiedere :)), sarà che la voce di Giorgio mi sembrava davvero triste, ma la mia attenzione non riusciva più staccarsi da quel frammento. Avrei voluto abbracciarlo per consolarlo, ma era abbondantemente attorniato da persone a lui molto care. Il mio sguardo, tra l’altro, avevo l’impressione sembrasse inopportuno (il nostro dialogo interno è sempre simpatico e gentile :)), per cui decisi di tornare alle mie attività. Passarono solo 3 minuti e la mia attenzione venne  di nuovo rapita, perché un cameriere si accorse che Giorgio era in lacrime. Affranto sempre a causa della perdita del suo prezioso telefonino. Era distrutto. Nessuna delle rassicurazioni sembrava in quel momento funzionare. Tra le sue lacrime e i volti accorati di chi gli era intorno i miei occhi in un istante erano colmi di lacrime. Lacrime inopportune (il mio dialogo interno non cede nemmeno di un centimetro, soprattutto quando sono emozionato :)). Una delle persone che era presente nel bar mi ha “colto in fallo” e mi ha sorriso. Ci eravamo scambiati solo qualche battuta durante le poche occasioni in cui avevo consumato qualche prodotto al bancone. Tra l’altro sempre in modo molto distratto. Eppure in quel momento ci siamo toccati corde che non so raccontare. Per quanto sia durato, forse, una frazione di secondo. Mi sono sentito riempito. Ricco. Seppur triste. Una tristezza stranamente piacevole. Piacevole perché ho provato un’emozione forte, intensa, la sensazione di sentirsi connessi. Connessi emotivamente.

Giorgio, fortunatamente, dopo poco si era  tranquillizzato (avevano recuperato il cellulare sul pullman e glielo avrebbero riconsegnato di lì a poco) e la sua attenzione era così diretta altrove. Colma nuovamente di entusiasmo e di energia. Entusiasta come poche persone sono in grado di essere dopo aver vissuto un forte momento di tristezza. E grazie a Giorgio anche le persone del bar sembravano tornate serene. Le emozioni effettivamente sono in continuo divenire e chi le sa navigare può fare come Giorgio. Passare in un batter di ciglia dalla pura tristezza alla intensa gioia. Così feci anche io. Infatti, mi ricordo come se fosse ieri, tornai a casa con una strana sensazione di forza. La tristezza e la condivisione insieme mi avevano chimicamente scosso. E tutto ciò era avvenuto nel giro di pochi istanti. Ero riuscito a mandare a quel paese anche il mio censore interno. “Si può essere tristi e piangere perché rigenera e mi fa essere ancora più felice”. Rabbuiarsi, versare lacrime, può avere uno scopo molto importante. Permette, infatti, concentrare e amplificare l’attenzione emozionale su quanto sta accadendo. Inoltre, ci aiuta a connettersi con l’altro. Il tutto accade in un istante e senza bisogno di parole.

Pixar composta

Un po’ come raccontato dalla Pixar all’interno del film Inside out, la gioia non sempre è in grado di risolvere tutto. Anzi. Ci sono volte in cui essere troppo allegri non funziona. Da un lato non è credibile, dall’altro non permette di andare in profondità. Per me, acquisire questa consapevolezza è stato un pugno nel cuore, perché ho sempre cercato di vivere in modo gioioso. Essere triste non era possibile. Non dovevo essere triste. “Con tutto quello che ho, come faccio a sentirmi triste…” Avevo la netta sensazione che dovessi vergognarmi. Ma sentirsi allegri, felici è più comodo. La chimica permette di percepire leggerezza, spensieratezza, a volte una sorta di superficialità che da forza. Ma prendere decisioni con questo tono emozionale riduce la capacità del cervello di analizzare tutte le variabili in gioco. Se la decisione è a basso impatto, poco male, ma se la decisione è importante, può essere un fattore limitante. A questo proposito, sempre in Inside out, è la tristezza, paffutella, blu, pessimista e dalla voce lenta e pacata a convincere Bing Bong, amico immaginario della bambina, un elefantino rosa che piange lacrime di caramelle, a proseguire il viaggio. E tutto grazie alla sua capacità di comprendere l’altro e connettersi al suo stato emotivo, non banalizzando ciò che prova, ma entrandoci dentro. Un ascolto generativo, empatico, capace di far capire a chi lo riceve che siamo davvero profondamente in contatto.

Perché allora ci siamo sentiti dire o abbiamo detto “Basta essere triste, c’è chi sta peggio di te e sorride?”. Forse, perché finché non comprendiamo il significato delle emozioni è difficile utilizzarle e integrarle nei nostri processi decisionali. O più in generale nella nostra vita. Culturalmente è stato più semplice insegnare alle persone che è sbagliato emozionarsi, che è un comportamento da bambini, da smidollati. Invece, la scienza ci ha dimostrato il contrario. Anche le emozioni negative, quando l’intensità è ancora sostenibile (troppa paura si trasforma in panico e manda il black out il cervello), sono utili e hanno uno scopo. Ad esempio, quella qui di seguito è l’interpretazione fornita da Six Seconds:

  • Tristezza: quest’emozione si manifesta davanti alla perdita di  qualcosa di importante e Ruota delle emozioni di plutchick
    ho bisogno di raccogliere le energie per superare questo momento.
  • Rabbia: si manifesta quando qualcuno o qualcosa blocca il mio percorso e ho bisogno di trovare le forze per superare questo blocco o avviene quando ho la sensazione che mi stiano invadendo e voglio difendermi
  • Disgusto: quest’emozione riempie me stesso quando ho la percezione che le regole (pratiche condivise, cose che vengono date per assodate in una certa cultura) siano state violate e ho necessità di allontanarmi per evitare di stare in una situazione che non mi piace
  • Paura: si manifesta quando ho la sensazione di essere in pericolo e ho bisogno di monitorare ciò che mi sta intorno per salvarmi la vita (più frequentemente, ho paura che una riunione, un corso, un evento importante, possa andare male e la paura mi permette di disporre di adrenalina per avere maggiori energie e gestire più cose di quante normalmente sarei in grado)

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Chi mi conosce lo sa. Amo emozionarmi. Sempre. Qualunque sia l’emozione che provo. Non vi stupirò. Continuo a preferire le emozioni considerate dai più non negative (gioia, sorpresa). Amo infatti gioire, esultare, giocare e amo fare cose che possano in un modo o nell’altro sorprendermi (la gioia ha lo scopo di farci orientare le azioni verso qualcosa che secondo il nostro vissuto è importante, mentre la sorpresa serve per raccogliere sempre più informazioni su quanto ci sta accadendo intorno e stimola la curiosità). Dall’altro lato, ho scoperto che queste due emozioni possono aumentare di livello quando divento capace di vivere anche tutte le altre sapendone cogliere i significati. Per queste ragioni, credo che sia utile evitare la terminologia positivo e negativo e pensare che siano tutte utili e funzionali ai contesti e alle situazioni che affrontiamo.  E così ogni giorno mi applico e imparo una sfumatura emotiva in più. Chi mi vuol dare una mano?

PS: Grazie Giorgio per quel che mi hai regalato in quel bar.

2 pensieri su “La forza delle emozioni “negative”

  • Ciao Lucia! Grazie per il feedback. Condivido pienamente e penso che parlarne ci aiuti a fare pratica con un linguaggio che non siamo abituati a interpretare e utilizzare con consapevolezza. Buona serata e ancora grazie!

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