Da coach il feedback lo date sempre?

coaching
Molte persone associano la parola coach alla parola feedback. Non è un caso che molto del percorso di formazione che caratterizza la certificazione ICF è sul fornire feedback. Pertanto non credo di stupire chi legge dicendo che i feedback possono essere considerati il pane quotidiano del coach. Se mi aveste chiesto un parere solo sei mesi fa, penso che avrei risposto senza alcun dubbio: “Certo. Il coach funziona da specchio e dove vede qualcosa di tangibile, comportamenti, gesti, parole ricorrenti, fornisce la sua interpretazione al coachee. Ciò è utile per aumentare il livello di consapevolezza”. Ora qualche dubbio mi è sorto. Non sull’importanza in generale, ma sulla tempestività e modalità.

Ogni anno partecipo all’“Experiential Barcamp”, un evento organizzato dall’ente formativo di Padova Niuko, che si tiene all’interno della Comunità San Francesco. Ci troviamo a Monselice, a una mezzora da Padova, tra le campagne in fiore, nel periodo di fine maggio. Per chi non lo conoscesse, è uno dei più importanti eventi Italiani sul tema della formazione esperienziale ed è caratteristico, perché, in perfetto stile barcamp (it.wikipedia.org/wiki/BarCamp),

gruppo-experiential-barcamp-2016   coaching-pallavolo-fabio-e-ilaria

chi vi partecipa, si trova coinvolto in piccole sessioni formative della durata di un’ora e mezza. Una pillola sufficiente a generare un piccolo ciclo di apprendimento esperienziale, fatto da un’esperienza concreta, una riflessione fatta di domande che permettano di analizzare ciò che è avvenuto, una pillola teorica che fornisca una chiave di lettura di ciò che è avvenuto e infine un piano d’azione per sperimentare i concetti appresi nella propria vita personale o lavorativa.

Da anni, utilizzo il “momento barcamp” per ideare nuove proposte (quest’anno ho scelto di fare un workshop sulla voce chiamato “sento le voci”) e per toccare con mano la bravura e la creatività dei miei colleghi formatori esperienziali. Quest’anno mi sono lasciato guidare da una antica passione, la pallavolo. Ho, così, deciso di partecipare al workshop tenuto da:

  • Diego Dalla Sega Coach Wolf, un esperto coach e formatore (oltre che allenatore di pallavolo)
  • Angela Donati, esperta formatrice esperienziale e counselor.

Lo scopo della metafora era quello di affrontare a coppie un percorso di coaching focalizzato su tre movimenti derivanti dalla pallavolo: battuta, alzata e bagher. Il coachee aveva il compito di svolgere i movimenti richiesti e il coach, attraverso un set di domande prestabilite avrebbe, invece, svolto il ruolo attivo di “Domandatore seriale”. Durante l’attività i ruoli si sarebbero sempre alternati, per cui ognuno dei partecipanti avrebbe potuto sperimentare la possibilità di essere coach e coachee. Al termine dell’intero percorso, ci siamo, come da copione, seduti in cerchio e abbiamo rivissuto i momenti salienti di ciascuna coppia. Qualcuno ha condiviso delle battaglie vere e proprie. Mandare la palla al di là della rete oltre una certa distanza, può sembrare semplice per alcuni, ma per altre persone non è assolutamente un obiettivo così facilmente raggiungibile. E percepire la soddisfazione ricca di gioia e di sudore, è stato davvero bello. Per altri, la sfida è stata apparentemente più semplice: tirare con costanza e precisione dosando in modo efficace le forze. Qui, dove mi sembrava tutto meno saliente, è successo qualcosa che non mi aspettavo. Durante il racconto di quanto avvenuto, uno dei partecipanti, nel ruolo di coach, da un feedback sulla postura utilizzata durante l’esercizio alla coachee, dicendo: “Quando tiri la palla in alto e la colpisci, la tua postura è storta, vuoi che ti do un feedback, in modo da correggere il movimento?”.  Fatto osservato, persona con postura storta, feedback diretto e preciso, richiesta di permesso. Nulla da eccepire sulla formulazione quindi (c’era da eccepire sul fatto che non potessimo per regola dell’attività dare feedback durante la sessione… ma a mio avviso questo aspetto non inficia la qualità della discussione che abbiamo poi generato :-)).

Eppure, all’interno del gruppo si sono subito alzate due fazioni contrapposte sull’opportunità o meno di dare questo feedback. C’era chi lo ha visto come liberatorio e ha pensato che fosse un ottimo modo per liberare risorse e chi, dall’altro lato, ha pensato, invece, che potesse risultare ancora più “forte” lasciare che fosse la persona stessa a scoprire,con i suoi tempi e i suoi modi, la propria postura rispetto al movimento da fare. Quest’ultima fazione, se così possiamo chiamarla, ha, inoltre, cercato di trovare un modo per ovviare a un feedback così diretto attraverso la formulazione di una serie di possibili domande: “Come ti senti mentre tiri? Come percepisci il tuo equilibrio corporeo durante l’esplosione del colpo? Può esserti utile che te lo chieda subito dopo la performance, come ti sei percepita?”. Stessa situazione, due approcci opposti. Entrambi per me validi. Differenti per impatti e tempisticheEffettivamente, si può scegliere di non dare feedback e generare comunque un cambiamento, anche “solo” chiedendo a chi è davanti a noi di percepire quanto sta facendo. La differenza viene fatta dalla consapevolezza di chi si ha di fronte. A volte è sufficiente per attivare processi di cambiamento, a volte va punzecchiata con feedback mirati. L’importante è ricordarsi che per avere un feedback costruito in modo pulito dobbiamo generarlo raccogliendo:

  • Situazione: i protagonisti specifici e il contesto
  • Azioni: comportamenti osservati, comprensivi delle parole dette, dei toni di voce e delle caratteristiche non verbali
  • Impatti: risultati generati in termini di azioni future e consapevolezza generata

Credo che ogni coach abbia la sua interpretazione della situazione e possa valutare il grado di consapevolezza del coachee in ogni momento. Non sono convinto che esista un giusto o uno sbagliato, per me è possibile scegliere a seconda delle condizioni osservate nella situazione la strada più efficace. E il risultato ottenuto dal coachee sarà come sempre la cartina al tornasole delle scelte fatte e il punto di partenza per quelle successive. A questo punto.. Che feedback mi date? 🙂