La diversity ha rappresentato e ancora oggi rappresenta un tema ricorrente. Ogni iniziativa che viene proposta all’interno delle aziende è più o meno connessa con la valorizzazione della diversità. Essere diversi può così diventare una leva strategica per crescere all’interno e all’esterno delle organizzazioni.
Eppure non sempre è così facile vedere un valore nella diversità. Non trovate? Tra l’altro ci si accorge della diversity quando percepiamo qualcuno che non corrisponde ai nostri standard: Andrea parla tanto, Fabiola è taciturna, Giorgia ha mille idee ma non quaglia, Stefano è troppo strutturato.. Tutte queste sfumature comportamentali che caratterizzano le persone possono essere vissute in modo non troppo piacevole, perché creano situazioni all’interno delle quali tutto sembra o bianco o nero. O vince Stefano con la sua strutturazione perché porta subito verso la meta o vince Giorgia che nella sua destrutturazione
trova in modo esplosivo una soluzione più efficace. Sembra una situazione impossibile da risolvere. Una di quelle immagini dove a seconda del punto di vista puoi vedere cose totalmente diverse.
E se invece esistesse una terza via che unisca e integri la visione di Stefano e quella di Giorgia? Una via che renda queste differenze un valore per l’organizzazione.
Anni fa, per rispondere a questo quesito abbiamo deciso di utilizzare un metodo per cambiare questo punto di vista allargandolo. Abbiamo cominciato a ideare percorsi di sviluppo introducendo il tema degli stili di apprendimento e degli stili sociali. Lo scopo di questo viaggio, che ha caratterizzato inizialmente e nella maggior parte dei casi le forze di vendita, era quello di scoprire le diverse modalità di espressione di ciascun interlocutore e soprattutto le diverse modalità di apprendimento. Ogni interlocutore, infatti, cerca informazioni e modalità specifiche per acquisire nuove conoscenze. C’è chi insegue l’accuratezza dei dati e analisi ricche e dettagliate. Altre persone a questo approccio non rispondono, mentre si attivano quando vedono un bel grafico di sintesi con il risultato dimostrato ben in evidenza. Altri interlocutori hanno bisogno di immaginarsi bene la situazione che potranno affrontare, il beneficio per la propria vita e per le persone intorno al fine di interessarsi al tema. Infine altri ancora hanno la necessità di condividere opinioni e ridire le informazioni che gli vengono presentate.
Per David Kolb, che ha ideato questo strumento, reinterpretando dati provenienti prima da Ippocrate e poi da Jung, nessuno di questi stili esclude l’altro ed è meglio dell’altro. Ciascuno di noi, infatti, è abitato in modo diverso da tutti e quattro queste
tipologie comportamentali. Quello che interessa al fine di facilitare l’apprendimento delle informazioni in nostro possesso è avere uno strumento facile e veloce per ipotizzare quale sia quella tipologia utilizzata più frequentemente da noi stessi da un lato e da chi abbiamo di fronte.
Questo approccio vale per qualunque tipo di argomento, così come per lo spiegare
prodotti da vendere, siano essi farmaci, commodity, vetture o altro. Per questa ragione, nel portare avanti queste tipologie di percorsi, ci siamo concentrati e, a volte, divertiti a schematizzare messaggi costruiti in modo differente per ciascuna tipologia di learners, apprezzandone le diversità e il valore aggiunto che riescono a portare alle discussioni. Non sempre il dialogo tra figure diverse riesce facile, perché anche chi emette i messaggi ha le proprie preferenze. Ed essere consapevoli di queste diversità rende le persone che comunicano più “accoutable” e perciò più efficaci e aperte a cambiare.
Per massimizzare il risultati del percorso, dove abbiamo potuto, abbiamo coinvolto anche altre direzioni, marketing, customer manager, cultura alla diversity nella comunicazione all’interno di quasi tutti i dipartimenti dell’azienda. Anche, all’interno di questa parte del percorso, ci sono state scoperte interessanti. Nelle stesse funzioni aziendali non tutti sono uguali, si comportano i modo uguale. C’è chi lavora in modo scientifico e preciso e chi invece medica, finance, creando una trasforma tutta la propria conoscenza in uno storytelling incredibilmente accattivante. C’è chi all’interno di altre funzioni ha un approccio risolutivo focalizzato soprattutto sulle attività di breve periodo e chi dall’alto lato ha la capacità di percepire bisogni nascosti e riesce a pazientare molto prima di prendere una posizione definitiva.
Questa ricchezza della diversity ci ha convinti sempre di più a investire sulle differenze e a credere in esse. La forza che ognuno di noi ha passa per esse e ove siamo in grado di vederle in quest’ottica scopriamo di avere ancora più risorse e ancor più possibilità di riuscita. La tua azienda, la tua famiglia, il tuo gruppo come danno valore alla diversità?