Allenare l’intelligenza emotiva insieme: c’è chi dice sì.

Barca in spiaggia

Cos’è l’intelligenza emotiva? Si può allenare? Lo si può fare insieme? Sarà divertente o noioso? Come si può fare? Non si diventa falsi se si impara a essere ciò che non si è?

Queste sono alcune delle domande che mi vengono poste quando racconto cosa faccio per lavoro. Io mi alleno tutti i giorni. Sbaglio mi rialzo. Risbaglio e mi rialzo. Un po’ come nel disegno. Non sono nato già preparato.

Partiamo però dall’inizio. Cosa significa questo termine?

Definizione di Intelligenza Emotiva

Intelligenza emotiva ha diverse definizioni:

  • Goleman nel 1996 la definì nel suo libro Intelligenza Emotiva: “un aspetto dell’intelligenza legato alla capacità di riconoscere, utilizzare, comprendere e gestire in modo consapevole le proprie ed altrui emozioni.
  • Mayer e Salovey, prima di Goleman, in un articolo comparso nel 1990, descrissero il concetto in questo modo: “La capacità di controllare i sentimenti ed emozioni proprie ed altrui, distinguere tra di esse e di utilizzare queste informazioni per guidare i propri pensieri e le proprie azioni”.
  • Joshua Freedman sostiene che sia “la capacità di unire il pensiero con le sensazioni al fine di prendere decisioni ottimali, una capacità fondamentale per avere relazioni di successo con gli altri e con te stesso”

Libri

Tutte sono connesse al ruolo delle emozioni. A me personalmente piace quella scelta da Six Seconds (Joshua Freedman), perché connette il tema emozionale a quello decisionale. La nostra vita è piena di decisioni, semplici o difficili, di breve o di lungo periodo:

  • Cosa farò stasera a cena? Cosa voglio fare domani? Con chi mi va di vedere la partita?
  • Giorgio mi ha contraddetto in pubblico, interrompendomi e non lasciandomi finire di parlare, ho urlato, perché glielo dovevo far capire. Sara ha parlato male di me a Giulia, ora gliene dico quattro.
  • Il mio capo mi mette in difficoltà sul lavoro, cerco altro, mi adatto, glielo dico? Che lavoro voglio fare? Sebastiano non ha consegnato il lavoro in tempo. Ora lo metto al suo posto.

Alcune di queste scelte sono semplici, ma non banali. Anche scegliere cosa mangiare è importante. Ho inserito esempi che ho ascoltato. Sia tra colleghi, sia tra amici, sia in parrocchia, sia nel quartiere. Non c’è luogo che venga escluso dalla possibilità di scegliere. E anche il non far nulla e lasciar correre è una scelta. E tutto deriva da quanto siamo in contatto con le nostre emozioni.

Prendere decisioni sostenibili e emozionalmente intelligenti

Ma quanto le scelte che facciamo si dimostrano sostenibili nel tempo e ci permettono di sentirci effettivamente protagonisti di un mondo migliore, ossia quel mondo che vorremmo lasciare ai nostri figli?

Non parlo di ecologia. Parlo di un mondo in cui le persone facciano attività insieme, collaborando integrando i propri talenti e trovando nel confronto costruttivo la chiave di volta per produrre risultati eccellenti. Parlo di un mondo in cui possiamo andare d’accordo comprendendo il punto di vista dell’altro senza giudicarlo attraverso lenti assolute. Ognuno fa le migliori scelte possibili con le risorse a disposizione. Non sempre però queste scelte funzionano.

Visto quante scelte facciamo… Perché non allenarsi a scegliere in modo intelligente emotivamente?

Proviamo a pensare cosa possa accadere all’interno di un mondo in cui le persone fossero preparate a ascoltare i propri stati emozionali, la paura, la rabbia, la gioia, … E fossero in grado di gestirli comprendendone i significati profondi e potendosi permettere di scegliere la migliore opzione possibile in termini di sostenibilità. Mandare a quel paese qualcuno può sembrare in un istante la soluzione migliore, ma se guardata nel lungo periodo non è detto che lo sia. Pensiamo a un mondo in cui davanti a comportamenti che riteniamo offensivi ci sia la possibilità di svegliare la coscienza dell’altro con le armi più potenti che ci abbiano mai consegnato: le domande.

Domandare, ad esempio: “Come pensi che stia la persona a cui hai detto questo? Come pensi che viva quella persona che hai offeso denigrandola? Come pensi che stia tuo figlio o tua figlia quando davanti a tutti l’hai sgridato dicendogli sei…? Come pensi che si senta  un figlio che vede un genitore non ascoltare e comprendere le proprie difficoltà?” può generare consapevolezza e cambiamento. Ed è un gesto semplice e pratico. Purtroppo, anch’esso va allenato.

Allenarsi all’intelligenza emotiva

L’educazione all’intelligenza emotiva ha bisogno di pazienza, di preparazione e allenamento. Per quanto mi prepari tutti i giorni:

  • Mi domando spesso se quanto sto portando avanti sia coerente con la visione che ho io del mondo (io amo contribuire al mondo con il sorriso e amo l’idea di essere una persona in grado di ascoltare in modo completo e profondo)
  • Mi impegno tutti i giorni nel verificare cosa sto provando, anche le sfumature emozionali possono fare la differenza.
  • Mi ispiro a mio figlio, ho scoperto che i bambini nascono già intelligenti emotivamente… Il problema è che sono educati da adulti che a volte hanno perso il contatto con la loro intelligenza emotiva.

E aiuti tante persone a allenarsi … Non sono ancora capace di fare scelte sostenibili e coerenti con quanto penso sia per me di valore. A volte torno a casa e, pur sapendo che non è per me giusto, mi metto al computer e non mi dedico a mio figlio. A volte parlo con i colleghi guardando il monitor. Altre volte, di fronte a qualcuno mi viene spontaneo leggere un messaggio sul cellulare.

E son tutte cose che so. Perché allora le faccio?

Perché non ho risorse infinite e non sempre riesco a trovare tempo e concentrazione per mantenere gli impegni che ho preso con me stesso. Fortunatamente, in questo viaggio non sono da solo. Ho tanti compagni. Sia sul lavoro sia tra gli amici. Ricordarsi l’un l’altro il potere delle decisioni sostenibili è incredibilmente potente e mi aiuta a essere sempre più concentrato. Prima, infatti, facevo ancora più errori.

Qualcuno potrebbe pensare che il primo Fabio, quello che faceva più errori, sia più autentico dell’ultimo. Io la penso diversamente. Penso che nasciamo con la responsabilità di contribuire attivamente a un mondo migliore e se questo richiede una cambiamento personale, sono certo che debba essere fatto. O forse è meglio dire, io voglio farlo.

A questo proposito, ringrazio il gruppo che con me questa settimana ha scelto di dedicare il proprio tempo all’intelligenza emotiva, partecipando ad un percorso, ideato da Joshua Freedman e da Six Seconds. Eravamo una trentina di ambasciatori dell’intelligenza emotiva (sia sul lavoro sia nelle scuole). Tutti uniti da un obiettivo nobile. Combattere in modo pacifico per la diffusione di queste pratiche.

Gruppo EQPC
Li ringrazio perché, avendo avuto la possibilità di essere mentore e di ricevere tanti feedback, mi hanno arricchito facendomi capire quanta strada ho percorso e quanta ne voglio ancora percorrere. Sapere che lo farò insieme pur abitando mondi diversi mi da forza e mi fa essere fiducioso che la meta di promuovere l’intelligenza emotiva nel mondo sia raggiungibile e che per farlo ci si possa anche divertire insieme (Grazie EQ Practitioner di Bologna 2017!).

Auguro buona intelligenza emotiva a tutti coloro che si son divertiti a leggermi e spero di trovare tra essi altri incredibili ambasciatori!

Per qualunque domanda o approfondimento… Sono a disposizione.

Fabio

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