Emozioni nell’educazione: corto-circuiti emozionali e apprendimento

Gratitudine

Intelligenza emotiva nell’educazione: corto-circuiti emozionali e apprendimento

Quante volte vi capita di dire che qualcosa è impossibile?

Come vi comportate quando volete insegnare qualcosa ad altre persone?

Vi è mai capitato di sentirvi attaccati per qualcosa che avete fatto male o non sapete fare?

“Mi ci vuole un respiro per parlare di corto circuiti emozionali, potrei chiedervi di venire qui e guardarvi, il cortocircuito partirebbe. Mi occupo di bimbi che non ce la fanno, di bambini che fanno fatica a scuola e di bimbi che fanno fatica a crescere e di bimbi che non si sentono capiti, di bimbi che soffrono”.

Questo è l’incipit dell’intensa conferenza della Prof.ssa Daniela Lucangeli, una psicologa psicoterapeutica che ha come missione quella di aiutare bambini che, per diverse ragioni, non riescono, non ce la fanno (da soli).

Daniela Lucangeli riesce, pur utilizzando a volte un linguaggio non per tutti, a far capire quanto l’apprendimento sia in grande parte un problema di metodo. Siamo fatti di 100 miliardi di neuroni (30% nella neocorteccia cerebrale, sede dei nostri ragionamenti complessi).

Cervello Iniziamo con un corredo relativamente piccolo (anche nel film Inside out, per chi l’ha visto, il cruscotto a inizio vita è rappresentato da una console molto ristretta, mentre gli adulti hanno una scrivania gigantesca piena di pulsanti e leve), che, grazie alle stimolazioni e alle informazioni che riceviamo, facciamo diventare molto più ampio e capace di reggere la complessità del mondo.

I suoi 18 minuti (la lunghezza classica di un TED 😊) mi regalano 5 messaggi importanti:

  1. Il fattore “Iutimi”
  2. Neuroplasticità e area di sviluppo prossimale
  3. Dolore e gioia, due facce della sopravvivenza
  4. Memoria e emozioni
  5. “Passa il favore” nelle emozioni

 

Qui sopra trovate il video nella sua interezza. Secondo me vale la pena vederlo. E rivederlo per comprendere quante responsabilità abbiamo come persone quando lavoriamo con altre persone e vogliamo generare benessere e crescita.

Iutimi

Il fattore “Iutimi”

Questa è l’espressione di un bimbo, che, all’interno di un ospedale fatto di orribili mura verdi, vede Daniela, abbassata e sorridente (quando parliamo con i bimbi è molto utile ridurre le distanze e abbassarsi e sorridere sono 2 gesti semplici che permettono il raggiungimento di questo scopo), le corre incontro e le chiede di essere aiutato.

Questo bambino cambia così la traiettoria della vita professionale di Daniela. In quel momento si rende conto che qualcosa nel sistema di aiuto non era efficace. 8 operatori non erano in grado di dare il “giusto” supporto a questo bimbo. I metodi che venivano utilizzati andavano messi in discussione.

Studiare

Neuroplasticità e area di sviluppo prossimale

La prof.ssa Lucangeli così ricomincia a studiare. Ha preso in mano il mondo della “deep science”, le teorie della neuroplasticità (caratteristica dei neuroni del cervello di trasformarsi, cablando sempre nuovi circuiti cerebrali, responsabili di ogni nostra azione, al fine di rispondere in modo efficiente e efficace ai contesti che affrontiamo di giorno in giorno). In termini di apprendimento, parliamo di potenziamento della zona dello sviluppo possibile.

Tradotto nella pratica, significa comprendere quali esercizi possano essere utili ad aumentare l’uso delle aree cerebrali meno sviluppate al fine di ampliare l’energia presente in quelle zone e incrementare la probabilità che vengano utilizzate.

Alcuni dei domini affrontati da lei e dalla sua equipe sono stati:

  • Linguaggio
  • Concentrazione
  • Memoria
  • Intenzione
  • Intelligenza numerica

I risultati furono incredibili. A livello di ricerca sperimentale, ogni bambino aumentava, grazie a questi esercizi, il suo potenziale d’azione, facendo gemmare, all’interno del proprio cervello, nuove connessioni sinaptiche (neuroplasticità) e potando quelle che invece non generavano buoni risultati.

Massimo rendimento, minimo sforzo: in questo modo, il cervello rende più probabili le connessioni utilizziamo di più e rende più improbabili, riducendo il potenziale energetico quelle che utilizziamo di meno.

Nella pratica, ce ne accorgiamo facilmente. Chi ha fatto sport o ha imparato a guidare è consapevole della difficoltà dei primi giorni. Gestire il volante, cambiare marcia, premere la frizione, frenare, mentre decidi addirittura dove vuoi andare 😊. Sembra impossibile.

Fare movimenti che oggi percepiamo come semplici era difficile. Serviva grande concentrazione. Oggi non è più così, la memoria procedurale ha cablato un circuito elettrico, ha settato dei neuroni che funzionano quasi in automatico. È sufficiente avere l’intenzione di fare un movimento e il nostro corpo fa tutto il resto senza pensarci razionalmente.

E tutto ciò avviene grazie alle informazioni che vengono di volta in volta fornite a ciascun individuo.

Warm Cognition

Dolore e gioia, due facce della sopravvivenza

La Prof.ssa Lucangeli, grazie a questi successi, credeva di avercela fatta. Poi incontra un nuovo bimbo. Un successo educativo incredibile. I suoi metodi avevano fatto guadagnare una deviazione standard e mezzo al Quoziente intellettivo di questo bimbo.

In termini pratici, significa che le nuove connessioni create, le nuove abitudini cognitive acquisite, avevano aumentato la sua intelligenza (rappresentata in questi studi dall’evoluzione del suo quoziente intellettivo), facendogli guadagnare, grazie a queste nuove capacità, tantissimi punti. Una differenza sostanziale.

Mi togli anche il dolorePeccato che questo stesso bambino le rivolge una domanda che la lascia di stucco: “Ma adesso che mi hai tolto gli errori, mi togli che mi fanno male?”

Rimane attonita, perché fino a quel momento non aveva percepito il legame tra errore della mente e dolore della mente. Le emozioni provate non avevano ancora preso parte alla scena.

Non a caso Prof.ssa Lucangeli chiede alle persone presenti di provare a ricordare qualche errore fatto nella vita e di percepire cosa venga prima: l’errore o il dolore che l’errore ha prodotto? (ovviamente è il dolore 😉)

Da lì in avanti, il mondo dell’apprendimento vissuto dalla prof.ssa Lucangeli cambia. Così scopre che, nel gestire i ricordi, quel che fa la differenza non è l’errore in sé, ma il dolore che ne deriva.

Come funzionano gioia e dolore

Ma cosa fa il dolore?” Ci chiede la professoressa.

Il dolore serve al cervello per comunicare alla persona di non affrontare più (se possibile) quel tipo di situazioni. Perché il dolore non è piacevole. Il sistema quindi va a tracciare le memorie, rendendo quel ricordo ancora più vivido e condizionante.

Quando dormiamo produciamo 3 Hz di energia. Quando siamo svegli ne produciamo 9. Basta una qualunque emozione per essere condizionati e rispondere in modo immediato a quell’emozione, producendo energia in più, un picco herziale che condiziona in modo sostanziale le nostre reazioni. Ad esempio, la voce di Daniela Lucangeli (come sottolinea lei stessa) manifesta la sua emozione attraverso un leggero tremolio che ne arricchisce il messaggio. Per quanto uno sia preparato a affrontare le diverse situazioni, le emozioni sono quel decisore che quando interviene mette in scacco tutto il resto.

2 risposte differenti

2 sono le principali risposte evolutive prodotte dal sistema primordiale emotivo: dolore o gioia.

Il dolore ci allontana da ciò che lo produce, mentre la gioia attiva un processo di ricerca che serve per avvicinarsi verso ciò che la induce.

Tra l’altro i meccanismi che mediano queste due reazioni sono differenti.

Non a caso la gioia è un picco herziale intenso che traccia la memoria in pochi istanti. La breve durata serve per far sì che il cervello non si adagi, ma continui nella ricerca di quel piacere (se il piacere rimanesse costante, la ricerca delle cose che ci fanno stare bene si interromperebbe quasi subito e probabilmente non ci saremmo evoluti in questo modo).

Nel caso del dolore, della paura, dell’ansia, invece, la prof.ssa Luncangeli ci spiega che l’onda herziale si comporta in modo molto diverso. Si tratta di una reazione meno intensa, perché il sistema ha previsto che debba funzionare da alert. Ci comunica pertanto che dobbiamo scappare da quella situazione.

Tutto avviene in modo automatico, per cui sembra non esserci via d’uscita. Tocca gestire quel che avviene. Eppure qualche cosa da fare c’è. Si tratta di utilizzare gli interruttori giusti.

Abbracci

Gli interruttori giusti

Perché come sottolinea la professoressa, esistono degli interruttori che possiamo premere per attivare reazioni chimiche interne. Ad esempio:

  • Provate ad avere uno sguardo di intesa con qualcuno
  • Abbracciatevi
  • Datevi una carezza di conforto

Se dopo aver fatto ciascuna di queste azioni, misurassimo i parametri vitali:

  • Temperatura
  • Frequenza cardiaca
  • Colore della pelle
  • Acidità del sudore

Potremmo vedere fisicamente cosa cambia quando entra in gioco un’emozione.

Gli studi ci dicono che 30 secondi di abbraccio comandano all’amigdala, una piccola parte del sistema limbico (la parte del cervello che regola le nostre risposte emotive assieme al talamo, all’ippocampo …) la produzione di ossitocina. Quella sostanza magica capace di trasformare una donna in Wonder Woman durante il parto e che ci permette di fidarci delle persone che abbiamo intorno.

Tutto ciò produce in me una nuova consapevolezza. Riattivare apprendimenti che portino al benessere e ci facciano fuggire dal malessere è un meccanismo costituito da fattori semplici: abbracci sentiti, sorrisi, carezze. Tutti esercizi che non hanno nulla di difficile. Serve solo praticare tanto per riabituarsi al loro utilizzo.

Memoria Lucangeli

Memoria e emozioni

Tutto ciò produrrà memorie permanenti emotive, molto più veloci e meno faticose rispetto alle memorie che ci permettono di studiare.

Nella fattispecie, quando studio un qualunque argomento, metto in memoria i temi, i concetti, ma anche lo stato emozionale che vivo durante lo studio. Potrei essere in ansia perché non riesco a memorizzare o felicità perché mi sento gratificato dal tema. Tutto ciò viene archiviato in una parte della nostra mente e viene richiamato quando attiviamo il ricordo di quanto studiato. Purtroppo, se ho imparato con ansia rigenererò cortisolo (ormone presente con l’ansia e negli stati di stress).

Memoria emozionaleQuanta responsabilità abbiamo come educatori? Quanto possiamo condizionare il modo con cui le persone che abbiamo intorno possono percepire la possibilità di allargare con piacere la loro area prossimale di apprendimento?

Nuova consapevolezza

Da anni, in Connectance (il gruppo di formatori di cui faccio parte) abbiamo scelto di inserire il divertimento e la gioia all’interno dei nostri corsi. Creiamo situazioni per entrare in contatto, per sorridere insieme, per darsi carezze emotive. Oggi, grazie agli studi che stanno venendo fuori sui meccanismi cerebrali, siamo più consapevoli che quel che abbiamo scelto di fare ha più valore di quanto immaginassi.

Credo che questa informazione fornita da Daniela Lucangeli mi abbia regalato una nuova memoria permanente positiva e mi farà continuare a percorrere questa strada (non so se leggerà mai il mio post, ma nel caso, ci tengo davvero a dirle “grazie!!!!!”).

Responsabilità intergenerazionale

Soprattutto, la ringrazio per avermi connesso con il mio senso di responsabilità intergenerazionale (già una responsabilità generazionale potrebbe essere importante 😊, qui andiamo addirittura oltre).

Cosa succede a delle femmine di ratto in stato di gravidanza che vengono inserite dengtro una pentola di acqua ghiacciata?

La paura e il dolore che vivono i cuccioli che nascono dopo questa esperienza non particolarmente piacevole si trasmette per 3 generazioni. Il corpo conserva, quindi, un alert che travalica il corpo e viene trasmesso alla progenie per ben 3 passaggi.

Epigenetica Si tratta di uno dei tanti studi effettuati dall’Epigenetica (scienza che studia i cambiamenti che influenzano il fenotipo senza alterare il genotipo). Oramai sappiamo che alcuni apprendimenti, connessi con le emozioni e con il senso di sopravvivenza, vengono trasmessi da una generazione all’altra.

Questa ulteriore consapevolezza come può modificare il mio modo di fare formazione?

Passa il favore

“Passa il favore” nelle emozioni

Credo che la missione degli adulti sia trasmettere a chi verrà dopo dei messaggi intergenerazionali utili. Per anni, abbiamo portato avanti logiche educative connesse con il “Senso di colpa” pensando che funzionassero. Oggi abbiamo la conferma che non funzionano e che anzi possono essere deleterie perché riducono le potenzialità delle persone. Possiamo scegliere però di educarli attraverso l’opposto del senso di colpa, ossia attraverso il “Diritto all’errore”. L’errore è parte de processo di un apprendimento continuo che riguarda la vita.

Nella scuola di coaching ontologioco che ho frequentato, si dice che le persone tendono a leggere il proprio comportamento attraverso 2 possibili lenti: l’esigenza e l’eccellenza.

Le persone esigenti tendono a vedere gli errori come fallimenti e a vivere emozioni connesse alla paura (di sbagliare) e al senso di colpa (per aver sbagliato)

Le persone eccellenti invece tendono a considerare l’errore come parte del processo. Un momento di apprendimento. E vivono la loro vita cercando di migliorare riducendo gli errori e andando sempre oltre nel loro sviluppo prossimale. Quando ci cerca di migliorare l’errore è sempre alle porte.

Nelle giornate di formazione e sviluppo che Connectance organizza, tutto ciò viene portato avanti con intenzione e metodo. Errori tanti, ma sempre diversi. Siamo campioni di creatività nel generare errori 😊.

Un sogno per domani

Anni fa rimasi colpito da una frase che avevo ascoltato nel film “Un sogno per domani”. Il protagonista, un bambino delle elementari, realizzando un compito a casa, mostrò ai compagni un semplice ragionamento: se ciascuno di noi facesse un favore a 3 persone, e ognuna delle 3 persone facesse un favore ad altre 3 persone, nel giro di pochi passaggi avremmo un mondo dove la popolazione sarebbe molto più connessa e, soprattutto, felice.

La stessa emozione oggi mi viene regalata dal Anselmo, l’ultimo bimbo, citato dalla professoressa. Infatti, dopo aver partecipato come protagonista a una conferenza ed essere scappato durante gli applausi finali, chiede a Daniela se si è accorta dell’effetto moltiplicatore che hanno insieme generato.

La professoressa rimane interdetta e chiede spiegazioni. Anselmo risponde facendo un semplice ragionamento matematico: abbiamo 100 insegnanti, alcune giovani e alcune meno giovani, in media rimarranno a scuola altri 25 anni, ciascuna ha 25 alunni almeno in classe… Con quest’ora di lezione ho aiutato 62.500 bambini.

Quel che vi propongo è di fare la stessa cosa insieme a me.

Ho rielaborato questi 5 insegnamenti (Il fattore “Iutimi”, Neuroplasticità e area di sviluppo prossimale, Dolore e gioia, due facce della sopravvivenza, Memoria e emozioni e “Passa il favore” negli apprendimenti), perché vorrei che ciascuno di noi, grazie alla consapevolezza di questi 5 fattori, si impegnasse con le proprie forze a portare avanti queste idee. Ognuno nel proprio piccolo. Ogni gesto produce risultati intergenerazionali. Ogni piccolo e semplice gesto ci potrà portare verso un mondo che sarà sempre più sostenibile, felice e in eterna evoluzione.

Io mi prendo questo impegno e tu?

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