Il potere del per.dono: intelligenza emotiva in azione

«Però una cosa importante l’ho imparata. Saper disinnescare. Non trasformare ogni discussione in una lotta di supremazia.
Non credo che sia debole chi è disposto a cedere, anzi è un uomo saggio. Le uniche coppie che vedo durare sono quelle dove uno dei due, non importa chi, riesce a fare un passo indietro. E invece sta un passo avanti. ~ Marco Giallini in Perfetti Sconosciuti

Perdonare

Intelligenza emotiva e saper perdonare

Introduzione

Cosa serve per perdonare? Si può sempre perdonare? Ci sono casi in cui perdonare può farci male? Rimanere risentiti senza perdonare ci fa vivere meglio o ci porta a star peggio? Esiste un legame tra intelligenza emotiva e saper perdonare? Chimicamente cambia qualcosa dentro di noi se perdoniamo?

Perdonare, per me, non è facile. Non parlo di ritornare a parlare. Di tornare a scherzare. Di tornare a rivolgere un saluto a qualcuno dopo una discussione all’interno della quale mi sono sentito offeso o aggredito. Mi sto focalizzando sul vero perdono. Quello dove ciò che è stato non ritorna più. Nemmeno grazie all’aiuto di eventi che possano richiamarlo alla memoria.

Purtroppo, la mia memoria, la stessa memoria che nelle interrogazioni mi permetteva di dimenticarmi anche l’ovvio, in queste situazioni riesce a ricordare come fosse ieri qualcosa che mi ha fatto male. Qualcosa per cui ho provato disgusto, paura, rabbia o tutte queste emozioni insieme. Le emozioni rendono indelebile gli eventi che accadono. Nel bene o nel male.

A chi non è capitato di sentirsi accusato ingiustamente per un fatto accaduto? A chi non è successo di essere frainteso e di essersi dovuto difendere, magari di fronte ad altre persone? A chi non è capitato di essere stato aggredito per una qualche opinione espressa? Potrei proseguire con questo elenco in modo illimitato, perché di casi ce ne sono tantissimi.

La sensazione di ingiustizia è quella che, personalmente, faccio più fatica a digerire. Conosco le mie buone intenzioni e spero sempre che anche il mondo intorno a me ne sia consapevole. Ma non sempre avere buone intenzioni permette all’altro di capire il significato dei gesti.

Il potere del risentimento

E così, quando accadono questi momenti, fortunatamente pochi per quel che mi riguarda, mi ritrovo a rimuginare per un po’. Ripenso alle parole che riecheggiano nella mia mente. Vibrando nel mio cuore e facendomi vedere la realtà di un colore cupo. Triste. Ho la sensazione di sentirmi nudo. Messo a nudo.

La preparazione degli ultimi anni sul tema coaching e dell’intelligenza emotiva mi ha aiutato. Sento di avere a disposizione altre scelte oltr a questa. Sento che posso disinnescare il meccanismo. Eppure anche all’interno di queste scelte, a volte, non ci riesco. E così non riesco a liberarmi del risentimento. E nemmeno a perdonare pienamente.

Tra l’altro, dentro mi sento anche un po’ arrabbiato, perché sono consapevole delle conseguenze di lasciare che questo fenomeno accada. Essere risentiti secondo una definizione che mi è molto cara, proveniente dalla mia scuola di coaching (EECEscuela Europea de coaching), il risentimento è una sorta di veleno che non fa male alla persona con cui si è risentiti, ma produce dolore e senso di costrizione per la persona che prova risentimento. Chi prova risentimento non si sente libero. Anche se, a volte, pensiamo il contrario. In sostanza, quando ci sentiamo risentiti… Ci facciamo male. Interessante no?

Emozioni_mini

Intelligenza emotiva, emozioni e reazioni

Il per.dono è da deboli o da coraggiosi?

Il per.dono è la chiave di volta. Mi piace scrivere perdono con il punto in mezzo tra per e dono, perché voglio ricordarmi che per perdonare bisogna donare. Donare libertà a se stessi e alle persone che stanno intorno a noi. Si tratta di un atto coraggioso. Un atto che non tutti sono disposti a intraprendere. Perché ci vuole coraggio per liberare e liberarsi dalle catene del risentimento. Il risentimento non ci mette in gioco. Il risentimento ci incatena al nostro ego.

Perché ci viene così difficile trovare questo coraggio?

In fin dei conti, sapendo che  ci facciamo male, dovrebbe risultarci facile prendere la strada del per.dono. Invece, spesso e volentieri, abbiamo la sensazione di sentirci più deboli perdonando. Quali sono le ragioni di questa percezione di debolezza?

Perché si ha l’impressione che l’altro non abbia pagato per le sue colpe. Magari, sentirci liberi da quest’odio può dare l’impressione che l’altro sia autorizzato a passarci sopra. Tutto ciò accade quando non riusciamo a entrare in connessione con le nostre emozioni. Al loro significato profondo per noi. Questa non consapevolezza ci rende istintivi in modo non funzionale. Finché non aumentiamo la nostra consapevolezza emozionale, ci troviamo a reagire e non a scegliere cosa fare.

Secondo il modello dell’intelligenza emotiva formulato da Six Seconds (Intelligenza emotivacapacità di integrare pensieri ed emozioni per decisioni sostenibili), al fine di riuscire ad entrare in connessione con noi stessi e con gli altri, dobbiamo allenarci sviluppando la nostra self awareness, ossia capacità di comprendere cosa stiamo provando in un qualunque istante. Per raggiungere questo scopo serve allenare due competenze:

  • Comprendere le emozioni (possedere un vocabolario emotivo)
  • Riconoscere i sentieri emozionali (comprendere quando le emozioni agiscono in noi, dove si entra in un loop dal quale è difficile uscire)
Strumenti

Strumenti ed esercizi

Conclusioni

Più siamo consapevoli dell’effetto emozionale interno ed esterno, più siamo in grado di prendere decisioni. Scegliere, ad esempio, di perdonare, senza sentirci in balia dell’altro, ricevendo invece un risarcimento emotivo dalla persona più importante. Noi stessi.

Il senso di per.dono di cui parlo è così connesso con un senso di liberazione che deriva dal percepirsi senza catene nei confronti di persone che ci hanno fatto del male e non richiede di tornare amici come prima. Il per.dono apre possibilità diverse. Anche quella di tornare amici come prima o più di prima, ma non è un dovere.

Per scegliere serve allenare la propria intelligenza emotivacomprendendo cosa vive nel nostro cuore, i pensieri che convivono con le nostre scelte, le emozioni che guidano le nostre azioni. Allearsi può voler semplicemente prendersi l’impegno di creare un semplice diario personale dove custodire tre informazioni particolarmente importanti al fine di apprendere chi siamo, come agiamo e come ci emozioniamo:

  • Cosa ho pensato (Pensiero)
  • Cosa ho provato (Emozione
  • Cosa ho fatto (Azione)

Non serve appuntarsi ogni reazione, ogni azione o ogni emozione all’interno di ogni istante della nostra giornata. Non vorrei fosse percepito come un compito che ci diamo e che dobbiamo spuntare. Vorrei incitarvi a farlo per diventare sempre più padroni della vostra libertà di scegliere.

Grazie a questo esercizio, mi sono reso conto di aver imparato a per.donare molto più facilmente gli altri e, soprattutto,  me stesso. Ho perdonato anche persone che mi hanno fatto del male, liberandomi dal senso di colpa di non essermi protetto evitando di fidarmi. Amo l’idea che la fiducia sia da dare fino a prova contraria. Ho riabilitato queste persone nella mia vita?

No, e non è detto che permetterò loro di rientrare tra le mie amicizie. Per.donare, però, ha il potere pazzesco di rendermi libero di scegliere.

Per riabilitare qualcuno ho bisogno che anche l’altro faccia qualcosa. Si prenda degli impegni. Sappia scegliere di rimettersi in gioco. Quando ciò non avviene, rimango felice nel mio dolce, liberatorio e rigenerante perdono.

#Connectance #LearningBySharing #IntelligenzaEmotiva

 

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