Marie Curie: La forza di sfidare il mondo, tra scienza e coraggio

Abstract

In questo articolo ho voluto esplorare Io sono Marie Curie di Sara Rattaro, un libro che mi ha profondamente colpito e mi ha permesso di conoscere meglio una delle figure più straordinarie della storia della scienza.

Attraverso la penna di Rattaro, Marie Curie emerge non solo come scienziata, ma come donna che ha sfidato le convenzioni di un mondo accademico maschilista. Ho trovato particolarmente potente la descrizione del rapporto tra Marie e Pierre Curie, “un connubio di due menti affini”, un amore che si alimenta della loro comune passione per la scienza.

Quello che mi ha affascinato di più è stato vedere come Marie abbia combattuto contro i pregiudizi, affermandosi come prima donna a insegnare alla Sorbona e continuando il suo lavoro nonostante la perdita del marito.

Sara Rattaro ci mostra una Marie capace di “navigare tra i pregiudizi di genere e i continui attacchi personali”, dimostrando una forza incredibile.

Quello che mi porto a casa da questo libro è il messaggio di resilienza e coraggio che Marie ci lascia: possiamo essere ciò che vogliamo, basta avere il coraggio di sfidare il mondo.

Introduzione

Parigi, 1894. Una giovane donna, determinata a rompere le convenzioni di un mondo accademico dominato dagli uomini, si immerge nelle sue ricerche per una seconda laurea in Matematica, dopo aver già conseguito quella in Fisica.

Questa donna è Marie Curie, una scienziata il cui nome sarebbe diventato leggendario.

Sara Rattaro, nel suo libro Io sono Marie Curie, ci offre un ritratto straordinariamente intimo e coinvolgente di una figura che, pur essendo nota principalmente per i suoi successi scientifici, è anche simbolo di emancipazione e resistenza.

Attraverso la penna della scrittrice, scopriamo una Marie Curie complessa, capace di amare profondamente la scienza e, allo stesso tempo, di sfidare le norme sociali e culturali che tentavano di limitarla. In questo articolo esploreremo i capitoli più significativi di questo viaggio nelle pagine di Io sono Marie Curie. Un libro che ricorda alcune operare di Irvin D. Yalom.

Come Yalom, infatti, Sara Rattaro trova il modo di parlare di temi sociali, come quello dell’equità di genere. Marie Curie può essere considerata una delle prime paladine di questa dura lotta che ancora oggi stiamo portando avanti per equilibrare un sistema che purtroppo si presenta ancora come molto squilibrato.

Il connubio tra scienza e amore

Nel 1894, Marie incontra Pierre Curie, un uomo che, come lei, è animato da una passione inestinguibile per la scienza. L’incontro tra Marie e Pierre è descritto da Rattaro come l’unione di due menti affini, che trovano nell’altro non solo un compagno di vita, ma anche un partner scientifico.

Una persona con cui condividere il desiderio di scoprire i segreti dell’universo, il potere di alcuni elementi nel produrre radiazioni, il potere radioattivo di avere qualcuno che crede in noi. Quanto è bello sapere che possa esiste un rapporto di stima reciproca e di amore incondizionato come il loro.

Questo capitolo ci mostra come la scienza non sia solo una carriera per Marie, ma una vocazione che lei e Pierre condividono, diventando un simbolo di una relazione paritaria basata sul rispetto intellettuale. Sulla stima e sull’amore che Pierre prova per al sua compagna di vita a 360°.

Tuttavia, Marie non si conforma all’idea della moglie tradizionale: il suo amore per la scienza è così forte da diventare una parte integrante della sua identità. Da quando è piccola, infatti, grazie a un papà illuminato combatte per dimostrare il valore delle donne e per trovare un proprio posto nel mondo che la faccia emergere in un mondo decisamente maschilista.

Non proprio un obiettivo facile oggi, incredibile che qualcuno ci abbia anche solo pensato in quegli anni.

L’amore per la scienza contro i pregiudizi

Uno dei temi ricorrenti e più avvincenti, presenti nel libro, è la battaglia costante di Marie contro un mondo accademico ostile e maschilista. Ogni sua scoperta viene attribuita al marito, perché … Uomo.

Dopo la tragica morte di Pierre nel 1906, Marie si ritrova sola, a lottare per affermarsi in un ambiente che fatica ad accettare il suo talento. Sara Rattaro narra come Marie riesca a conquistare un posto alla Sorbona come docente, un posto non proprio riservato alle donne.

Infatti, è stata la prima donna a insegnare in quella università e può essere considerata una sorta di ariete che ha permesso un primo cambio di paradigma. Da lì in avanti, le donne avranno un’impresa che appare più volte titanica. Impossibile. L’establishment cerca in tui

Sembra quasi impossibile per una donna di quell’epoca. Una donna non poteva competere con gli uomini. Oggi diremmo che li poteva tranquillamente stracciare, ma in quel periodo storico si credeva che non fossero in grado di lavorare come i maschi e soprattutto dovevano curare la famiglia. Quello era il loro ruolo. Senza se senza ma.

Oppure, “ma” sta per Marie Curie. Una donna che vive nel cambiamento. Una donna che ha una bussola valoriale nella “capoccia” e che non riesce a concepire la possibilità che le si possano mettere i piedi in testa.

Siamo a 120 anni e ancora non ci siamo. Eppure, Marie Curie non demorde. Lotta. Si mette in gioco fregandosene del cliché. Aver avuto un passato in una paese complesso e difficile come quello della Polonia di fine Ottocento l’ha forgiata. L’ha resa capace di rialzarsi e trovare correttivi.

Certo, la morte del marito la stende. Eppure di si rialza. Evolve. Mette in crisi i sistemi dominanti, costringendoli a cambiare. Qui si vede chiaramente come questa “super” scienziata sia costretta a navigare tra i pregiudizi di genere e i continui attacchi personali.

Oggi, fortunatamente, sarebbe un po’ diverso, siamo consapevoli che la vita sentimentale possa evolvere, si può cambiare partner, si può elaborare un lutto e ricominciare. Possono farlo sia gli uomini che le donne.

All’epoca, invece, Marie Curie fu umiliata, per essersi innamorata e aver iniziato una relazione con il suo collega, uomo sposato, Paul Langevin. Una pubblica gogna dovuta alla vendetta della moglie di Paul che non accetta di separarsi e vuole che Marie Curie perda la faccia.

Fortunatamente, la forza di Marie è incredibile. Si rifiuta di piegarsi alle aspettative della società, al ruolo prescritto per le donne e diventa un faro di ispirazione per tutte le donne che lottano per il riconoscimento dei propri meriti e per i propri diritti.

La scienza come missione di vita

Le scoperte di Marie Curie non sono semplicemente trionfi scientifici: esse rappresentano il frutto di un impegno incrollabile e di una visione che supera le barriere del tempo. Attraverso la sua ricerca, Marie ridefinisce il concetto di scienziata e di donna, aprendo nuove strade per le generazioni future.

Sara Rattaro ci porta dentro i laboratori di Marie, raccontandoci con passione e precisione il percorso che l’ha portata a scoprire il polonio (nome assegnato in onore della sua origine polacca) e il radio, culminando nei suoi due premi Nobel. Ovviamente premi che non volevano assegnarle perché … Donna.

Ma ciò che emerge più chiaramente è come la scienza fosse per Marie non solo una professione, ma una missione che richiedeva dedizione assoluta e che l’ha resa una donna manager molto moderna. Una donna che ha dovuto interpretare sia il ruolo di mamma e sia quello di lavoratrice, privilegiando in tanti momenti questo secondo e facendosi aiutare dalla famiglia, nonno e sorella, come avviene anche oggi.

La lotta personale e il coraggio di essere sé stessa

Nonostante i successi, la vita di Marie è segnata da sfide personali e tragedie molto difficili da superare. Dopo la morte del marito e le difficoltà legate alla sua relazione con Langevin, Marie deve affrontare la pressione pubblica e l’ostilità dei suoi colleghi. Fa comodo pensare a tutta la comunità maschile crede che sbagli a “pretendere” che i suoi risultati le siano riconosciuti.

Ciò che rende straordinaria la narrazione di Sara Rattaro è proprio la capacità di mostrare il lato umano di questa grande scienziata: le sue paure, le sue delusioni e la sua determinazione a non cedere. Le sue sofferenze per la poca considerazione che il mondo scientifico ha nei suoi confronti perché … Donna.

È qui che la figura di Marie diventa simbolo non solo di genialità, ma anche di resilienza e coraggio, qualità che l’hanno resa immortale. Io vorrei avere la dignità e la forza di sparigliare le carte di Marie Curie. Non si fa mettere i piedi in testa, sa su chi contare per davvero.

È riuscita a dimostrare che la creatività e l’innovazione non hanno genere. Passione, determinazione, impegno rappresentano il genere umano e non solo il genere maschile.

Marie Curie sa così navigare il suo senso di colpa nei confronti delle figlie, Irène ed Eve, per il tempo che non è riuscita a dedicare loro, perché sa che anche il suo esempio di lotta per il ruolo della donna nel mondo può diventare una forma epica di amore.

Cosa ci insegna la storia di Marie Curie?

Io sono Marie Curie non è solo la biografia di una delle scienziate più importanti della storia, ma un richiamo alla lotta per i propri sogni, alla determinazione nel superare ogni ostacolo, e alla capacità di affermare sé stessi in un mondo che spesso cerca di ostacolare il cambiamento.

Ciò che possiamo portarci a casa da questo libro è l’importanza di credere in noi stessi, di sfidare i limiti imposti dalla società e di perseguire le nostre passioni con coraggio.

È un ottimo esempio di utilizzo sano e concreto delle competenze “Esercitare Ottimismo” e “Trovare motivazione intrinseca” (competenze presenti nel modello di Six Seconds https://italia.6seconds.org/il-modello-six-seconds/).

Non le serve essere premiata dall’esterno per lavorare, non le serve ricevere premi (anche se le piacerebbe celebrare i propri successi), non si spaventa davanti agli insuccessi, è consapevole di poter provare altre soluzioni e di poter ottenere ciò che ha in qualche momento immaginato.

La storia di Marie Curie, narrata con maestria da Sara Rattaro, è un potente messaggio per tutte le donne (e gli uomini) di oggi: possiamo essere ciò che vogliamo, basta avere il coraggio di sfidare il mondo. Possiamo farlo insieme, unendo gli sforzi e rendendo così tutto più facile.

Insieme si può.

Tutte possiamo essere Marie Curie. Tutti possiamo far affidamento sugli altri, ma dobbiamo saper scegliere le persone su cui contare e quelle da allontanare, perché incapaci di generare valore con e per noi.

Ultimamente, mi sta capitando di pensarci sempre più spesso di pensare a questa competenza. L’arte di tagliare le persone che non ci fanno bene. Imparare a dedicarci a chi scambia con noi dolcezza, intimità, fiducia. Eppure, è l’unico modo per poter evitare di perdere energia e per generarne ancora di più.

Per potere fare scoperte meravigliose serve dedizione e sapersi contornare di persone che sappiano danzare con noi, stimolandosi, credendo nei propri sogni e soprattutto nel valore come singoli e come squadra.

Solo con questo mindset, possiamo sperare di superare tutti i bias che ancora oggi fanno essere questa società troppo miope e ancora arretrata culturalmente che evita di investire nell’unico luogo dove la cultura dovrebbe nascere … La scuola.

Qui dovremmo scoprire la libertà di pensiero, la forza dell’immaginazione e del produrre errori per imparare. Invece, insegniamo agli studenti e alle studentesse che dobbiamo essere perfetti per poter avere successo, quando nella vita non sempre questo paradigma è vero.

La vita professionale infatti dimostra che non sempre chi è uscito bene da scuola può fare la differenza e creare valore nel mondo lavorativo.

Per questo credo che dobbiamo essere per davvero tutti un po’ come Marie Curie e unire i nostri sforzi nel più grande laboratorio che è la vita di tutti i giorni, no???

Grazie Sara Rattaro per avermi fatto conoscere meglio un personaggio che mi ha sempre affascinato e che oggi posso dire di conoscere meglio e più intimamente.

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