L’istinto di narrare: storytelling per l’autodifesa

L’istinto di narrare: storytelling per l’autodifesa

L'istinto di narrare

Quali storie vi rappresentano?

Come raccontate le vostre cicatrici o i vostri aneddoti più importanti?

Chi era veramente Cristoforo Colombo?

Introduzione

L’istinto di narrare ci dice chiaro in faccia quel che siamo …  “Storytelling animals”. Siamo animali che raccontano storie. Il titolo inglese come spesso accade è immediato, diretto.

Anche le cicatrici che segnano il nostro corpo sono aneddoti dove le azioni diventano gesta e la realtà a volte, la maggior parte delle volte, diventa quasi leggenda.

Nasciamo ascoltando storie e così impariamo a parlare e viviamo l’intera vita ascoltandone una quantità quasi infinita. Fa parte del nostro DNA.

Chi lo scrive è Jonathan Gottschall, un giovane professore statunitense. Egli è convinto che siano le storie a renderci umani. Non la morale, non la religione, non la psicoanalisi, non la scienza. Sono proprio le storie che ci rendono umani. Sono loro a produrre chi siamo. La nostra identità è scritta nelle nostre storie.

Storie di Fabio De Luca

Non esiste Fabio. Esiste la storia di Fabio. Anzi le infinite storie di Fabio. Ogni persona che mi conosce sa dei pezzi di me. Io stesso so pezzi di me. Quelli che mi voglio raccontare, quelli che capisco, quelli che credo veri e rispondono alle mie credenze su di me.

Qualcuno si ricorda di me timido. Qualcun altro mi crede estroverso perché mi ha visto su di un palco. Ognuno, se mi dovesse descrivere, aggiungerebbe una storia che dimostra quanto è vera la caratteristica che mi ha attribuito.

L’imperativo umano di creare e consumare storie è qualcosa di ancestrale. “Siamo inzuppati di storie fino alle ossa”, anche se quando siamo adulti pensiamo il contrario.

Sono certo che nemmeno quel che so di me è totalmente vero. Molto me lo sono romanzato negli anni. Mi sono raccontato e ho riportato tante versioni dei fatti che mi sono accaduti che, a lungo andare, dettaglio dopo dettaglio, sono diventate sempre più verità verosimili.

Le storie e il nostro ego

Non parlo di menzogne, ma dell’aggiunta di piccoli particolari che di volta in volta cambiano la storia e la rendono meno vera, ma più coerente con l’immagine che abbiamo di noi. La somma di ogni piccola aggiunta rende quasi impossibile risalire alla forma originaria.

Questa nostra capacità di produrre e post produrre le nostre storie può determinare molte nostre credenze. Un ipertrofismo dell’io, ossia uno ego troppo grande , può produrre dettagli che ingigantiscono le nostre capacità.

Un ego più debole può inserire dettagli che riducono l’immagine personale e confermano la credenza che abita nel nostro cervello.

In mezzo ci stanno gli ego più equilibrati.

Non deformano?

No, deformano anche loro . Lo fanno evitando di trasformare in modo esagerato gli aneddoti e lasciano che il DNA della storia originale si mantenga sempre presente.

Cristoforo Colombo

La storia (o le storie) come non ci è mai stata raccontata

Tutto ciò potrebbe sembrare forte, ma Jonathan Gottschall mette a nudo un meccanismo ben più stupefacente.

Quanta verità esiste nei libri di storia?

Per rispondere a questa domanda, l’autore de “L’istinto di narrare” chiama in causa una delle sue due figlie: Abigail. Dopo aver sentito che a scuola avevano studiato Cristoforo Colombo, le ha chiesto cosa le fosse rimasto in mente di questo personaggio, conosciuto in tutto il mondo.

Abigail rispose in modo schietto “i nomi delle tre navi, il fatto che nel 1492 Colombo scoprì l’America attraversando l’oceano, dimostrando che la Terra è rotonda, non piatta.”

Probabilmente, in tanti potrebbero trovarsi d’accordo con questa estrema sintesi. La storia descritta nei libri scolasticiè simile a quella fornita da Abigail.

Peccato che la versione acquisita a scuola da Abigail sia davvero una distorsione di quanto realmente accaduto e Colombo non sia proprio un personaggio così eroico come viene descritto:

  • Non fu il viaggio di Colombo a dimostrare e diffondere la conoscenza che la terra fosse sferica (deformazione): il mondo aveva già acquisito questa informazione decenni prima.
  • Inoltre, non gli venne detto che Colombo sbarcò nelle Indie Occidentali e mise in schiavitù gli Arawaw, un popolo aborigeno che nel giro di 60 anni fu sterminato (omissione)

Perché i libri di storia raccontano fatti non veri e omettono fatti importanti realmente accaduti?

Creazione di storie mitiche

Molto probabilmente suggerisce l’autore coloro che hanno modificato la storia hanno deciso di creare il mito di Colombo per suggellare un evento molto importante, rendendolo più facilmente memorabile.

Il mito di Colombo non poteva aver commesso quelle atrocità, per cui i libri di storia decidono in modo opinabile, ma efficace, di velare la storia e di renderla coerente con i messaggi che la società aveva deciso di voler trasferire al popolo.

In talune occasioni la storia è stata, così, “sbiancata” per creare dei miti eroici. Personaggi e gesta che rinforzano le idee di popoli gloriosi, buonissimi, più astuti e più coraggiosi.

Anche le religioni hanno utilizzato lo stesso meccanismo. Hanno deformato fatti storici, creato dei miti. Hanno romanzato gli eventi accaduti nella storia in modo da trasferire valori e comportamenti utili al fine di unire le persone appartenenti alle stesse religioni. Le storie, infatti, funzionano da collante sociale.

La morale

L’autore analizza il potere delle storie e dei miti, individuandone la capacità di diffondere  messaggi profondamente morali:

“Al di sotto di tutto ciò che di perturbatore vi brilla in superficie, [la storia] tende a predicare, e i suoi sermoni sono in genere piuttosto convenzionali. Le storie fanno funzionare meglio la società perché ci spronano a comportarci eticamente. Come i miti sacri, anche le storie comuni (dalle serie tv alle fiabe) imbevono tutti noi delle stesse norme e degli stessi valori”.

La sacra bibbia

Infatti, sono le storie la prima forza di condizionamento degli individui e della società.   Plasmano il modo di vedere i fatti,  i legami tra persone. Ci danno la sensazione di poter decidere cosa sia eticamente giusto e cosa sia disprezzabile.

Ci insegnano a gestire le relazioni, l’empatia e a comunicare in modo più efficace. Creano i punti di riferimento per determinare un ordine necessario che ci permetta di non soccombere all’insensatezza del mondo. Ossia a un mondo senza senso, senza un significato.

Chi da senso al mondo se non le storie che ci raccontiamo?

Strumenti per cambiare il mondo

Le storie creano evoluzione. Non sempre positiva. Non sempre giusta. Non si può, però, evitare di sapere che cambiano la storia.

Nel libro, si evidenzia, ad esempio, l’influenza “negativa” delle opere musicali di Wagner su un certo Adolf Hitler. Molte delle idee di questo spietato dittatore nascono dai racconti presenti nelle opere di Wagner.

Moltissimi dei messaggi di Hitler al suo popolo vengono fuori proprio dalla sua capacità di utilizzare le storie per trasmettere al suo pubblico la sua ideologia.

Dall’altro lato, fortunatamente, abbiamo l’influenza “positiva” di altre storie. Storie che hanno contribuito in modo profondo alla battaglia contro il segregazionismo e all’integrazione tra neri e bianchiLa capanna dello zio Tom e Radici.

Le storie possono stare tranquille quindi. Non sono loro il problema. Non sono le storie a produrre odio. Non sono loro a originare gioia.  Sono “solo” mezzi di comunicazione che chiunque abbia voglia di diffondere qualcosa di profondo e radicato, qualcosa che fa battere il cuore, deve conoscere e saper gestire.

Conoscere per autodifendersi

Ma, soprattutto, sono metodi che vanno studiati anche per evitare di cadere nelle trappole di persone che, volontariamente o involontariamente, utilizzano questo nobile strumento per indurci pensieri e emozioni che altrimenti non avremmo.

Come esiste l’autodifesa personale fisica, credo possa essere importante, per una società sempre più interconnessa, essere in grado di filtrare le storie di cui vogliamo cibarci, lasciando passare solo quelle che, nel loro DNA abbiamo due caratteristiche:

  • L’autenticità del messaggio e dell’autore
  • Dei valori importanti all’interno

Quindi, un modo per filtrare ciò che ci viene raccontato potrebbe essere:

  • Tutto ciò che è esagerato va sempre messo in discussione,
  • Un autore che non conosciamo va ascoltato con calma e senza aver fretta di passare all’azione
  • Infine, ricordiamoci di chiedere a noi stessi che contributo stia portando al mondo la storia che stiamo ascoltando.

Da queste risposte possiamo prendere spunto per decidere se cancellare questa storia o se portarla avanti per renderla utile anche ad altri. Questo vale sia nella vita reale sia in rete.

Professor Keating

“Qualsiasi cosa si dica in giro, parole e idee possono cambiare il mondo.” Prof. Keating

Conclusioni

Jonathan Gottschall ci fa entrare come d’incanto nel mondo delle storie. Lo fa seguendo il suo istinto di professore universitario. Esplora il tema attraversando mondi molto diversi fra loro: letteratura, biologia, neuroscienze, miti religiosi, psicologia, morale e addirittura politica.

Lo storytelling li unisce tutti. Un po’ perché le grandi scoperte si portano dietro sempre una storia avvincente da raccontare, un po’ perché le storie sanno legare in modo forte tutti questi ingredienti.

Gottschall è convinto che certe storie ci accompagnano sia nella buona sia nella cattiva sorte. Ci possono così formare regalandoci nuovi strumenti per affrontare il mondo. Riescono addirittura a consolarci più di tante spiegazioni. Ma posso anche farci montare la rabbia e fomentare ancora più odio.

Il modo di narrare sta evolvendo, siamo passati dall’oralità, ai graffiti, ai libri e, oggi, ai post e ai tweet o ai videogiochi in realtà virtuale, ma la sostanza non sta cambiando. Gottschall è convinto che le storie creino la società “giusta”, e, soprattutto, che continueranno a farlo.

Il mio punto di vista

Personalmente, credo che le storie siano uno strumento perfetto per creare una società che funzioni e che sia di valore.

Dall’altro lato, sono convinto che sia una responsabilità di ciascuno di noi quella di filtrare le storie che ci vengono raccontate per amplificare quelle che portano nella direzione di una società “giusta” (dove anche l’aggettivo “giusta” potrebbe essere chiarito meglio con una storia da raccontare) e interrompano quelle che difficilmente possano portare a benefici per il mondo in cui viviamo.

Le storie sono come il ciboPiù sono di qualità e migliore è il nostro sviluppo e più grande sarà l’evoluzione delle società di cui facciamo parte.

Mangiate buone storieproducetene di migliori. Fanno e faranno davvero una grande differenza.

#Connectance #LearningBySharing #Storytelling

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