
Papà e figli
Intelligenza emotiva e chimica corporea: effetti “latte pappas”
L’articolo di oggi nasce dalla lettura di un articolo, pubblicato su Repubblica on line: “Papà, sei tu la mamma?”. Mi ha molto colpito per la serietà con cui il giornalista descrive un tema caldo e di difficile discussione come quello della diversità dei sessi e dell’equivalenza dei ruoli di papà e mamma da un punto di vista non solo sociale, ma anche chimico e fisiologico.
Anche se non parla propriamente di intelligenza emotiva, riesce a fornire alcune idee per allenarla in modo semplice e naturale.
Chi fosse interessato a leggerlo, lo trovate qui: http://d.repubblica.it/lifestyle/2017/02/27/news/padri_congedo_dal_lavoro-3434098/
Perché dico che è stato scritto in modo serio?
Perché ne parla dopo aver analizzato non solo l’aspetto dinamiche relazionali, ma anche quelle chimiche corporee. Spesso i giudizi che ascolto sono viziati più dal pregiudizio che da un reale interesse a comprendere come funzionino le persone. Questo articolo, in un modo molto preciso, racconta alcune caratteristiche e alcuni meccanismi del funzionamento delle persone che potrebbero darci una mano a comprendere perché uomini e donne sono diversi e, allo stesso tempo, hanno componenti simili. E possono così inter-scambiarsi più di quanto le persone sono disposte a pensare.

Chimica, elettricità, meccanica, …
Persona: un unico sistema o un mix di sistemi
Anche se non tutti ne sono consapevoli, siamo fatti di chimica e elettricità. Non solo di meccanica. Il cuore pompa sicuramente nutrimento, ma all’interno del corpo viaggiano tantissime tipologie di messaggi oltre all’ossigeno e alle sostanze nutritive:
- elettricità tra neuroni: ogni abitudine è scritta nei percorsi elaborati dai nostri neuroni e ogni volta che replichiamo un comportamento e attiviamo delle reazioni emozionali aumentiamo la probabilità di riprodurre quello stesso comportamento con minor sforzo (l’energia necessaria per attivare un percorso sinaptico è sempre minore all’aumentare della pratica).
- neurotrasmettitori chimici che permettono alcune tipologie di re-azioni: se sono in ritardo, produco adrenalina e come per magia ho a disposizione più energia per completare i compiti, se rido e mi diverto, stimolo la produzione di endorfine (morfina naturale), dopamina (la sensazione di piacere) e serotonina (agente regolatore del nostro umore che all’aumentare permette di percepire maggiormente uno stato di rilassato benessere).
Un costante equilibrio dinamico
Interessante è il fatto che tutto ciò avvenga in modo naturale, senza l’ausilio di agenti esterni. I sistemi che regolano il funzionamento del nostro organismo sono progettati per mantenere un costante equilibrio dinamico:
- l’apparato respiratorio e cardiovascolare,
- i nostri cervelli (ce ne abbiamo più di uno anche se a volte non percepiamo nemmeno l’uno :)),
- le ghiandole endocrine
- il nostro sistema immunitario viaggiano insieme modificandosi reciprocamente per rispondere in modo efficace (o perlomeno ci provano) alle sollecitazioni derivanti dal nostro ambiente (una banale infezione, una discussione molto accesa, un lutto, una passeggiata, sono tutti elementi che possono condizionare il nostro stato di equilibrio).
I sistemi integrati
Ogni sistema può essere sia input sia output per un altro sistema. La mia respirazione cambia per attivare un progressivo aumento della presenza di ossigeno nel sangue, il cervello richiede maggiore presenza di adrenalina per disporre di maggiore forza. Il tutto avviene senza soluzione di continuità. Anzi è proprio una continua danza.
Chi allena la sua intelligenza emotiva cerca in modo continuo di elaborare nuove strategie (competenza Utilizzare il pensiero sequenziale) per equilibrare questi sistemi e gestirli il più possibile in coerenza con le sfide da affrontare.
La Svezia e il suo sistema di Welfare
All’interno di questo articolo, l’autore condivide l’esperienza che sta avvenendo in Svezia. I genitori, in questo paese che magari è freddo come clima, ma più “caldo” del nostro per la sua attenzione alle persone, sta sperimentando da un po’ di anni un modello di congedo parentale in cui i papà possono dedicare 3 mesi ai figli quando sono molto piccoli.
Anche in Italia esistono i congedi parentali per i papà, ma al di là del fatto che non sono utilizzati da tutti, hanno anche una impostazione diversa e soprattutto non sono resi ancora molto desiderabili (è come se esistesse ancora oggi la credenza che uno che prende il congedo parentale non possa far carriera, perché la percezione è che l’azienda venga messa in secondo piano rispetto ai figli :().
Centro per neogenitori
I papà svedesi possono scegliere, così, di entrare, ad esempio, all’interno del centro per neogenitori di Malmoe, dove si prendono cura dei figli, imparando a relazionarcisi come farebbero normalmente le mamme. Carezze, baci, giochi di contatto, vocine infantili, attività per terra. Tutto ciò al di là di divertire i bimbi genera nei papà alcuni cambiamenti interessanti a livello ormonale e comportamentale:
- L’autore (che ha utilizzato egli stesso utilizzato questa tipologia di congedo e ha osservato molti di questi papà all’opera) ha notato che dopo qualche mese, i “Latte Pappas” (espressione coniata per definire questi papà materni) parlano con quella voce tipica delle mamme: quella vocina un po’ acuta, a volte un po’ stridula, che ha la capacità di intrattenere i neonati (chi ha visto il film “Senti chi parla”).
- Cambiano i livelli chimici corporei: viene ridotta la presenza di testosterone (i papà diventano così più dolci, meno estroversi e meno vogliosi di prendersi rischi), aumenta la presenza di prolattina (quell’ormone che causa la lattazione) e l’ossitocina (l’ormone che media l’affettività e che favorisce le “coccole”).
- La materia grigia tra il primo e il quarto mese di attività presso questo centro provoca un aumento delle connessioni che regolano l’affettività e le decisioni complesse.
Mi domando se questo non sia un ottimo allenamento per la propria intelligenza emotiva. Sarebbe stato bello valutare il loro grado di utilizzo prima dell’inizio del congedo e subito dopo in modo da avere una bellissima fotografia delle possibili variazioni.
Papà e mamma: formarsi in gravidanza
La neuroscienziata dello sviluppo Ruth Feldman, dell’Università Bar-Ilan in Israele, sostiene, come citato nell’articolo, che: «Un livello di ossitocina più alto spinge a concentrarsi maggiormente su giochi faccia a faccia, vocalizzi e contatti affettivi di questo tipo».
Poi aggiunge: «Alle mamme questi comportamenti vengono più naturali, perché la gravidanza impregna il loro cervello di ossitocina.
Per i papà, invece, è un lavoro molto più ostico. Se per dieci minuti, prima di andare al lavoro, giochi con un bambino lavato e ben nutrito, questo non attiva nessun ormone…».
Questi comportamenti sono desiderabili? Può essere auspicabile che un papà abbia una connessione emotiva di tal genere con un figlio? Come fare per attivare questo set ormonale?
Attivare l’ossitocina
Per attivare l’ossitocina ci vuole tanto contatto fisico, soprattutto il contatto pelle a pelle. Infatti, è provato che i papà capaci di attivare questo tipo di ormoni, saranno, con maggiore probabilità degli altri, ricompensati con un legame più intenso con i figli per tutta la vita. Tutto ciò, dipende, ovviamente, da quanto importante consideri la connessione con mio figlio (o con qualunque persona a cui io voglia un bene incalcolabile). Quest’ultimo aspetto, mi ricorda l’importanza della competenza perseguire obiettivi nobili (o eccellenti) nella capacità di impegnarmi nell’allenamento anche quando le azioni possono non avere risultati immediati (costruire un rapporto empatico con mio figlio necessita di tempo dedicato, sono disposto a darglielo?).
Gli ormoni in circolo quando si lavora
Quando poi questi papà, “latte pappas” torneranno al lavoro come si comporteranno? Che effetto avrà questo setting ormonale (tanta ossitocina e tanta prolattina)?
Se chiedessimo a una delle massime esperte degli effetti dell’ossitocina, La Uvnäs-Moberg, MD, PHD all’università di Stoccolma e cattedra di fisiologia, potremmo stupirci della risposta. Infatti, descrive questo ormone come una sorta di calmante che permette in modo naturale di connettersi con gli altri e creare legami di fiducia. L’eccitazione tende a diminuire e l’ansia si trasforma, lasciando spazio al piacere di relazionarsi. Anche fisiologicamente, gli effetti sul nostro corpo sono coerenti. Ad esempio la pressione sanguigna scende e il cuore batte con onde più coerenti (chi fosse interessato al tema può fare ricerche sui motori di ricerca digitando heartmath).
Arrivare al vertice
Potrebbe così non stupirci il fatto che il bisogno di essere al vertice di una qualunque gerarchia diminuisca e che il piacere di creare squadre felici di lavorare insieme aumenti.
Non so se sia la ragione per cui non ci sono così tante donne ai vertici delle aziende. Mi domando, dall’altro lato, se non sia questo un buon motivo per dare loro una possibilità di esprimere questa leadership empatica e generativa che tanto servirebbe al loro interno per generare fiducia e impegno.

Utilità degli ormoni al lavoro
In conclusione: tutte le strade portano all’intelligenza emotiva
Infine, perché non premiare allo stesso tempo quei papà o quegli uomini che a prescindere dall’avere figli abbiano piacere di fare esperienze dirette di questi ormoni?
Come spesso accade, la miglior via è la multi via. Non credo che un leader, un responsabile, un uomo o una donna, debba utilizzare esclusivamente questa strada. Serve, per quella che è la mia esperienza, riuscire a scegliere in ogni momento quale sia lo stato più utile e generativo.
Potremmo così sintetizzare che per essere un leader efficace serve prendere decisioni sostenibili, nel breve e nel lungo periodo, integrando la parte razionale e quella emozionale (dove la chimica ha un ruolo molto importante). Questa non è altro che la definizione di Intelligenza Emotiva che propone Six Seconds.
A volte, prendere decisioni in preda a una dose massiccia di ossitocina può non giovare (è il caso di tutte quelle volte che ci facciamo fregare da qualcuno che sa stimolarla in modo molto abile). Altre volte, è, invece, la via più efficace. Quella che porta dritta al cuore delle persone. La nostra vita è fatta di persone. E l’ossitocina è la chiave che apre le porte del cuore.
Buon allenamento!
Fabio
#Connectance #LearningBySharing #IntelligenzaEmotiva
Le immagini sono tratte dal sito Pixabay