Il potere del noi

Intro

Da piccolo sognavo tanto con gli occhi aperti. Anche con gli occhi chiusi, ma non sempre mi ricordavo quel che avevo sognato. Sono sempre stato curioso e fantasioso. Pure troppo. Le idee mi si confondevano in testa in mezzo a un vortice. Con le mani cercavo di prenderle e di fermarle un momento per poterle osservare ma … Non ci riuscivo quasi mai.

Forse è per questa ragione che ho avuto grandi difficoltà a scrivere per tanto tempo. Non ero in grado di mettere in ordine quel vortice. Era bello e brutto sentire l’ebbrezza della forza centrifuga di quella rotazione di immagini, suoni e parole.

Da un lato era bello, perché mi sentivo come pieno, traboccante. Dall’altro lato era svilente non avere un ordine che mi guidasse nel collocare tutto nel posto giusto. A volte, accadeva, così d’improvviso e … Per un miracolo “vedevo”. Sì la sensazione era proprio quella di vedere finalmente qualcosa che potessi toccare.

E in quei momenti mi sentivo al settimo cielo. Mi sembrava di poter toccare con mano la mia creatività. L’atto di creare qualcosa che partisse da un punto e arrivasse a un altro punto secondo un percorso logico e concreto. Erano momenti di estasi. Poi ripiombavo nel baratro dei miei vortici e ritornavo nella mia altalena.

Crescendo l’ordine è migliorato, ho incontrato grandi persone che mi hanno insegnato a mettere in ordine le cose e a focalizzare la mia attenzione. Ho iniziato a prendere coscienza di un fatto. Senza un po’ di ordine le mie idee non potevano prendere forma. Senza un ordine non potevo farle crescere.

Però, ogni tanto il disordine ritorna. Mi trovo in una riunione in cui non so quale strada prendere. Mi arrivano mille idee in testa, tutte in un vortice. Cincischio, anche se non so se da fuori questo si percepisca. Ho difficoltà a focalizzare la via da prendere.

Eppure, di esperienza ne ho fatta tanta. Di km ne ho percorsi molti, tanti colleghi non pensano che mi succeda, forse perché all’apparenza non sembra che io sia nel mio vortice bloccante, ma … Ogni tanto ancora accade. Eccome se accade.

Perché vi sto raccontando questo di me?

Attivare il potenziale

Lo sto scrivendo ora per una ragione molto semplice. Ultimamente mi sta capitando più spesso e mi sto stupendo sempre di più di questo strano meccanismo che mi caratterizza (a volte mi domando se sono solo io a vivere con così tanti dubbi 😊).

Allora, mi sono fermato a osservare le cose da più punti di vista per andare all’eziologia del problema. Perché mi capita più spesso di prima? Perché andando avanti non riesco a tenere a bada questa parte di me?

In parte, mi sono risposto perché sto alzando l’asticella delle situazioni che voglio gestire. L’ho sempre fatto, ma, da un po’ di tempo, lo faccio di più. Mi diverte sentire che posso spingermi oltre. Allora, ho provato a comprendere come questo sia avvenuto.

All’inizio, ho pensato che fosse la pandemia. Sono riuscito a uscire dalla mia zona di comfort e a sperimentare la formazione on line. Non l’avevo mai fatta prima. Mi ha liberato sicuramente potenziale inespresso.

Ma più ci rimuginavo e più non ero convinto. Ci doveva essere un’altra spiegazione.

E allora cosa?

Ci doveva essere qualcosa di più profondo. Che però non riuscivo in nessun modo ad avvicinare.

Quindi che fare?

Ho fatto una after action review (un momento in cui rivedi quasi a rallenty ciò che hai realizzato per migliorarlo e sistematizzarlo) e ho iniziato a prendere in mano gli ultimi due mesi di attività. Un vortice di emozioni bellissimo. Ho conosciuto aziende nuove, ho ideato e condotto eventi molto coinvolgenti.

Un periodo d’oro.

Tutte situazioni in cui ho avuto però momenti di vuoto, confusione e illuminazione. Nello spazio di pochi secondi magari, ma sappiamo che il tempo è relativo e quando accadono sembrano interminabili.

Cosa mi ha permesso di superare questi momenti di vuoto?

Una sola risposta … Le persone che avevo intorno. I loro sguardi innanzitutto. La forza che mi davano con i loro sorrisi e la loro presenza. Il fatto che non ero solo e soprattutto che mi sentissi in squadra mi dava una forza speciale.

Sentirsi in squadra è potente. Il noi presenta molte opzioni. A volte gli sguardi, altre volte molto di più e anche da chi meno te l’aspetti.

Ci sarebbero diversi esempi che ultimamente mi vengono in mente, ma cito una delle ultime volte in cui mi è successo di essere in difficoltà, perché è quella che forse mi ha generato il maggiore salto di consapevolezza.

Stavo in azione con dei manager molto in gambe che stavano vivendo un momento complicato aziendale. L’energia non era delle migliori. Io sapevo di dover portare a termine un programma condiviso con il committente. Avevo provato diverse strade per ingaggiarli, ma sembrava di avere di fronte dei muri di gomma.

In quel momento non sapevo che strada prendere, poi … ho ricevuto l’input dall’ultima arrivata. Sono stato decisamente salvato da una collega, molto meno preparata tecnicamente di me, ma che ha saputo leggere la situazione molto meglio di me. Beata gioventù 😊

Di punto in bianco, mi ha svegliato facendomi riflettere sulla possibilità di creare un diversivo per cambiare il mood del gruppo.

Potevo arrivarci anche da solo? Sì, sicuramente.

Ma non ci stavo riuscendo perché stavo bloccato combattendo tra mille idee che non avevano ancora un ordine. Invece, quell’input mi ha permesso di riprendere il focus. Ho seguito il suggerimento e l’attività diversiva ha svoltato l’andamento della formazione.

Wow. Il potere del noi è sempre presente anche quando meno te l’aspetti. L’ingrediente madre è scegliersi un rete giusta di persone speciali a cui dare spazio e fiducia. Il resto è fatto dall’alchimia che ne deriva. L’ho sempre pensato, ma forse non avevo mai vissuto veramente questo sentirsi noi.

Cosa mi porto a casa

Il noi è potente, ci permette di prendere rischi calcolati, sapendo di avere intorno persone che sapranno dare l’anima per noi. Ci da la forza di sperimentare vie difficili perché sappiamo che anche mentre siamo bloccati possiamo sempre attingere a chi ci sta intorno.

L’unico consiglio che do a me stesso è di ricordarmene prima che serva. Di mettere in condizione le persone di darmi una mano, condividendo ciò che provo e ciò che vivo. Così diventa tutto più semplice e … speciale.

Un grazie ora va a tante e diverse persone che con me stanno vivendo questo periodo speciale: Andrea, Sara, Umberto, Isotta, Valerio, Giovanni, Giorgia (2), Cecilia, Emanuele, Fabio (non me stesso 😊), Federica, Daniele, …

Più noi che io funziona meglio sempre, basta fidarsi e lasciarsi andare, confrontarsi e la rete su cui abbiamo investito saprà proteggerci e supportarci anche quando meno ce lo aspettiamo.

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